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Viaggio di andata

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Ho lasciato che il treno

proseguisse la sua corsa

portandomi via da te,

Madre,

e dalla nostra terra

Ho lasciato che i ricordi

mi assalissero,spietati,

ficcandomi in testa

il dubbio del non ritorno.

Stanco,

sul legnoso sedile di terza

nel sonno ho cercato di trovar ristoro

e in quello, velate immagini,

desideri futuri

e l'oblio del non raggiungibile

spaziavano nel mio tempio

mentre il calar del sole

e il frastuono di rotaia

mi portavano lontano.

Nulla temendo,

quel rumore mi accompagno',

di buon mattino,

sino a destinazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Arcangelo Galante - 10/05/2020 16:28:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

Ritengo che, con gli anni, l’assenza di una figura materna spinga talvolta a vedere cose che, magari, in un tempo antecedente il distacco, forse, un figlio/a non avrebbe potuto vedere e comprendere, sino a quell’istante.
Accade così che tale ricorrenza possa risvegliare ricordi e pensieri di cose mai dette e che si vorrebbero dire, ben sottolineate dalle amorevoli considerazioni, esposte dall’autore.
Pertanto, scrivendo qui di ella, il poeta ha dato l’opportunità di conoscerla, di legarla al pensiero dei lettori, spiegando quel legame importante, collegato all’immagine impressa nella mente e mossa nell’anima da un “viaggio di andata”.
E chissà quanti potranno rivedersi nelle emozioni descritte nel componimento!

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